Fascicolo | Differenza e differire: Studi sul presente
Cura di: Raffaele De Giorgi - Università del Salento (Italia), Giovanna Truda - Università degli studi di Salerno (Italia) e Juliana Neuenschwander de Magalhães – Universidade Federal do Rio de Janeiro (Brasile)
Forse mai come prima, il presente della società moderna si presenta come il tempo della differenza e del differire, dell'incertezza e del rischio. Le vecchie forme di stabilità, delimitazioni statuali, tecnologie di sorveglianza, organizzazioni dei sistemi sociali appaiono, al tempo stesso, ridondanti e inefficaci, arcaiche e violente: incapaci di vincolare il tempo, ridurre l'incertezza del futuro, stabilizzare aspettative di comportamento.
La semantica politica e giuridica, che trovava la propria legittimità nella idea di autoconservazione della ragione, è incapace di contenere, di afferrare, di qualificare concettualmente il presente. Le distinzioni concettuali politiche e giuridiche moderne, con le loro instabili determinatezze, sono esposte a continue minacce e si rivelano esse stesse autodistruttive. Di fronte alla espansione dello spazio delle alterità, le risposte sembrano essere ancora in gran parte interne alla logica della antica teologia politica. Da un lato, la risposta alle alterità è lo stato, la sovranità, la decisione, lo stato di eccezione; dall’altro, l’appello ai diritti umani, ai valori, alla singolarità dei singoli, come mezzi di ricomposizione di una ragione comune.
Quello che però ci sembra caratterizzare il tempo-spazio della società del rischio sono le alterità molteplici e sfuggenti, insofferenti e indisciplinate al lessico concettuale della teologia politica. Differenze che non si lasciano dialettizzare nella logica dell’identità. Da qui, derivano almeno due ordini di problemi su cui vorremmo riflettere.
Il primo riguarda la relazione tra teoria e attualità. La ragione moderna, la ragione illuminista, aveva pensato questa relazione nei termini della critica. La critica avrebbe permesso di giudicare il passato, attraverso un’anticipazione del futuro nel presente. In questo modo, la teoria, in quanto critica, poteva descrivere se stessa come una propedeutica, come premessa destinata a culminare in indicazione, in praxis; l’intellettuale, critico, avrebbe potuto così rappresentarsi come supervisore dell’universale. Una finzione che permetteva di temporalizzare la differenza, ridurre la complessità e pensare il futuro come tempo e spazio del dover essere. Una finzione che poteva funzionare solo occultando e mantenendo latenti le condizioni del proprio osservare. Ora, nella contestualità dell’accadere della società del mondo, una volta che i presupposti, da cui la critica pretendeva parlare il linguaggio dell’universale, si scoprono infondati e contingenti, riteniamo necessario un dislocamento di prospettiva, un lavoro sui limiti e i margini, capace di tematizzare l’auto-implicazione della teoria nel proprio oggetto.
Il secondo ordine di problemi ha carattere operativo e riguarda i meccanismi operativi con cui, nel presente, la differenza è costruita, trattata, isolata e esclusa. A livello della struttura della società, si stabilizzano le operazioni di contenimento, resistenza e blocco della complessità. La complessità è considerata una minaccia. L'eccesso di possibilità d'azione un surplus minaccioso. Queste eccedenze devono essere controllate, in quanto costituiscono una minaccia immanente e sono quindi poste entro i limiti di legge. In questo modo, l'emergenza si stabilizza e la politica e il diritto si trasformano in una tecnologia di distribuzione e gestione ineguale dei rischi, incorporando strutture di selettività di accesso e limitazione dello spazio di azione. Ed è proprio su questi temi che vorremmo riflettere ed in particolare sul rapporto centrale tra diritto, politica e alterità. Come si configura questo rapporto nel momento in cui le vecchie forme di organizzazione sono andate in frantumi? Quali sono i limiti del diritto di fronte alle alterità che occupano il presente?
La presentazione degli articoli inizierà il 20 giugno e si chiuderà il 15 ottobre 2024. Le linee guida per gli autori devono essere pienamente rispettate, secondo le regole disponibili sul sito web della Revista da Faculdade Mineira de Direito.
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